Dalle Quattro Stagioni di Vivaldi all’incantevole sinfonia di Čajkovskij, abbiamo raccolto la migliore musica ispirata alla stagione più fredda dell’anno.
Antonio Vivaldi (1678-1741) L’Inverno da “Le Quattro stagioni”
La nostra lista non può che iniziare da Vivaldi e da uno dei brani di classica più conosciuti e più eseguiti al mondo, le famosissime “Quattro Stagioni” – è con questo titolo che sono noti i primi quattro concerti solistici per violino dell’opera “Il cimento dell’armonia e dell’inventione”. Ciascuno raffigura una stagione diversa e il pezzo di chiusura è appunto l’ “Inverno”, ricco di effetti sonori che evocano paesaggi ghiacciati, venti gelidi, e con un sorriso, ruzzoloni “e batter di denti, poi, a contrasto, il caldo tepore del fuoco.
Cosa insolita per il l’epoca, Vivaldi pubblicò i concerti accompagnati da quattro sonetti (probabilmente scritti da lui stesso) dedicati ciascuno a una stagione e agli elementi evocati dalla musica. I concerti rappresentano perciò uno dei primi esempi della cosiddetta musica a programma – vale a dire della musica che fa perno su elementi descrittivi o narrativi.
L’inverno infatti viene efficacemente descritto in tre momenti: il soffio del vento gelido (allegro non molto), il lento cadere della pioggia sul terreno ghiacciato (largo) nel secondo movimento, tra i più celebri delle Quattro stagioni, e la serena accettazione del rigido clima invernale (allegro).
Ecco il Sonetto che accompagnò la pubblicazione del Concerto “L’Inverno”
Agghiacciato tremar tra nevi algenti
Al severo spirar d’orrido vento
Correr battendo i piedi ogni momento;
e per soverchio gel battere i denti;
passar al foco i di’ quieti e contenti
mentre la pioggia fuor bagna ben cento
caminar sopra ‘l ghiaccio, e a passo lento
per timor di cader girsene intenti:
gir forte, sdruzzolar, cader a terra
di nuovo ir sopra ‘l giaccio e correr forte
sin ch’il giaccio si rompe, e si disserra;
sentir uscir dalle ferrate porte
Sirocco, Bora e tutti i venti in guerra
Quest’è ‘l verno, ma tal, che gioja apporte.
Franz Joseph Haydn (1732-1809) Inverno (Winter) da “Le stagioni” (Die Jahreszeiten)
Una suggestiva evocazione musicale dell’inverno c’è la offre anche un altro grande compositore, considerato uno dei massimi esponenti del Classicismo viennese: Franz Joseph Haydn. La sua composizione “Le Stagioni” è un oratorio profano diviso in quattro parti, l’ultima delle quali dedicata all’Inverno. L’oratorio, ultimo dei quattro scritti da Haydn, è composto su un libretto del barone Gottfried van Swieten, derivato a sua volta dal poema The Seasons di James Thomson. Il lavoro venne presentato in prima esecuzione a Vienna il 24 aprile 1801 in forma privata presso il Palais Schwarzenberg, e il seguente 19 maggio nel Redoutensaal aperto al pubblico, riscuotendo ottimi successi. La composizione, scritta per orchestra, coro e tre voci soliste (soprano, tenore e basso) è articolata in 44 numeri tra recitativi secchi e accompagnati, arie, duetti, terzetti e cori, ed è caratterizzata da elementi musicali descrittivi e onomatopeici, che evocano con grande efficacia i vari aspetti dell’inverno/ della stagione più fredda dell’anno.
“Una fertilità d’invenzione, una ricchezza di colori che hanno del prodigioso, e certi effetti di cui i nostri amatori attribuiscono l’invenzione a Mendelssohn e Schumann esistono già in quest’opera meravigliosa”
questo il lusinghiero giudizio del compositore Camille Saint-Saëns.
(Continua…